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Storia

Si ritiene che nella Fontanabuona l’ardesia fosse conosciuta già in periodo romano; nella necropoli di Chiavari (VIII-VI sec. a.C.) si trovano tracce della presenza di tale materiale, tuttavia le prime cave per l’estrazione della pietra nera si fanno risalire al X-XI secolo, è, infatti, del 1031 il primo documento, anonimo, che rivela l’esistenza di cave in prossimità di Santa Giulia, sopra Lavagna. Nel XII secolo troviamo altri importanti documenti che attestano la richiesta di lastre in ardesia, i classici abbadini, per la copertura dei tetti delle chiese di Recco e di Savona, tale produzione, nel territorio di Chiavari e di Lavagna, continua ininterrottamente fino al XIV XV secolo. Nel XVI secolo Agostino Giustiniani e Giorgio Vasari parlano, nei loro scritti, dell’ardesia e la definiscono un materiale di facile lavorabilità adatta alla realizzazione di “colonnette ed architravi” e sottolineano la particolarità di poter essere trasformata in lastre sottili e resistenti ottime da utilizzare come copertura per i tetti.

Altre interessanti descrizioni a noi pervenute e riferite ai secoli successivi ci permettono di stabilire la continuità, nel tempo, della produzione e della lavorazione dell’ardesia e ci danno la possibilità di localizzare le antiche cave, di ritrovarne i siti e di ricostruire i sistemi di estrazione di lavorazione e di trasporto del materiale. Nell’Ottocento il principale centro legata all’estrazione e alla lavorazione dell’ardesia era Cogorno, dove un terzo della popolazione era impegnata in attività collegate alla produzione estrattiva, gli uomini lavoravano nelle cave, mentre il trasporto delle lastre,  dai   luoghi  di   estrazione    al  fondovalle, era affidata alle donne; nella seconda metà dell’Ottocento, nel momento di massimo sviluppo dell’attività produttiva, erano attive, nell’area della Fontanabuona, oltre 160 cave per una produzione di 36.500 tonnellate di lastre ardesia, tale produzione scenderà poi, agli inizi del secolo scorso, a 2.500 tonnellate. A partire dalla fine dell’Ottocento ha, infatti, inizio un lento e progressivo abbandono delle cave sia a causa dell’esaurimento di alcuni importanti filoni, sia per le gravose condizioni di vita dei lavoratori che preferiscono tentare la fortuna emigrando verso l’America, in particolare quella del sud. Ha origine così una crisi del settore determinata anche dalla scoperta e dall’utilizzo di nuovi prodotti e di nuovi metodi di lavorazione nel campo dell’edilizia che porteranno lentamente all’abbandono di quei sistemi costruttivi e di quelle tecniche tradizionali che prevedevano l’uso della “pietra nera”.

Le cave più antiche si trovavano lungo i pendii del monte San Giacomo, (Cogorno, Santa Giulia, San Giacomo) e sul monte Rosa in prossimità di Uscio, ma tra il XIX e il XX secolo l’attività estrattiva si estende a tutta la val Fontanabuona dove vengono trovati filoni particolarmente indicati per la realizzazione di piani per tavoli da biliardo, molto richiesti in particolare dai mercati americani e ritenuti, ancor oggi, i migliori al mondo. Oggi le cave della valle Fontanabuona (Moconesi, Lorsica, Orero, Cicagna e Tribogna) hanno sostituito quasi completamente quelle di San Giacomo grazie anche alla migliore accessibilità e alla possibilità di utilizzare, in questi luoghi, moderne macchine per l’estrazione e tecnologie avanzate per la lavorazione e il trasporto al contrario di quanto accadeva sulle cave di San Giacomo che si trovavano invece in luoghi spesso impervi e in aree prive di percorsi di collegamento carrozzabili e raggiungibili dall’uomo solo attraverso sentieri ripidi, dove anche l’uso di animali da soma risultava difficoltoso.

 

 

 

Caratteristiche

L’ardesia è una roccia metamorfica di origine sedimentaria  (scisto della valle di Lavagna e dell'entroterra ligure), formatasi 70 milioni di anni fa, il suo nome trae origine dal termine “ardoise” o pietra delle Ardenne, ma viene anche chiamata lavagna dal nome della città centro di massima produzione. La produzione ligure di ardesia, pur non essendo oggi più al primo posto come quantità, presenta delle caratteristiche che la rendono unica come qualità e quindi la “pietra di lavagna” è ancor oggi ricercata e apprezzata dai mercati nazionali e internazionali. La sua particolarità consiste nella fissilità ossia nella possibilità di essere ridotta in lastre perfettamente piane, sottili (dello spessore di pochi millimetri) robuste, relativamente leggere e di grandi dimensioni è, infatti, utilizzata per i tavoli da biliardo; ha una buona resistenza al fuoco (è  usata  come piano di cottura), è poco porosa e quindi ben si presta per impermeabilizzare esternamente le facciate delle case, in particolare i fronti a nord, poiché resiste al gelo e, a Genova e in Liguria, è utilizzata, in grande misura, per la realizzazione di manti di copertura. L’ardesia è presente anche nell’edilizia monumentale, con funzione portante o decorativa, con la “pietra nera” vengono realizzati pavimenti, scale, colonne, sovrapporte, portali, camini, capitelli, lapidi, ma può avere un uso anche più  modesto per trogoli, lavatoi, panche, condotte per l’acqua; gli scarti di cava servono poi  per la costruzione di muretti a secco di contenimento delle fasce o per delimitare le singole proprietà; invece quasi scomparso, purtroppo, è l’uso dell’ardesia per le lavagne scolastiche sostituite prima da quelle in plastica e oggi da quelle digitali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bocciardata
Spazzolata
Fiammata
Sabbiata
Levigata
Anticata

L’ardesia, di colore grigio scuro tendente al blu al momento dell’estrazione, si trasforma, sotto l’azione della luce e del tempo che ossidano il pigmento grafitico, fino ad assumere una gradazione grigia chiara con venature metalliche e riflessi argentati.

 

Esempio emblematico è quello dei tetti del Centro Storico di Genova, che danno alla città, vista dall’alto, una tonalità argentata omogenea tanto che Paul Valery ha definito Genova una “cava d’ardesia”. 

Oggi, attraverso impianti altamente specializzati, è possibile lavorare la "costa" delle lastre di ardesia, come degli altri materiali trattati. 

La costa non è altro che la lavorazione del tipo di profilo che si vuole ottenere sulla propria pietra. Indubbiamente, il profilo della costa conferisce un valore aggiunto all'elemento.

 

Tipi di costa:

Retta arrotondata
Toro
Becco di civetta
Smussata profonda

Scheda tecnica

La flessibilità dell'ardesia permette di compiere su di essa una vasta gamma di Finiture:

Semitoro
Retta bisellata
Spacco

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